Una storia su Keith Jarret, uno dei più grandi pianisti degli ultimi decenni, re assoluto dell’improvvisazione creativa, ci suggerisce come dover uscire dalla strada facile a volte fa trovare energie e creatività che non pensavamo di possedere.
di VP
Chiarisco subito una cosa: questa piccola storia nasce dopo aver letto un articolo uscito su Repubblica a firma di Riccardo Luna.
Storia che un po’ conoscevo già, ma che senza la lettura dell’articolo di Luna sarebbe rimasta per sempre in un cantuccio secondario e nascosto dei miei (pochi) neuroni.
Parliamo di Keith Jarret, americano classe 45, senza dubbio uno dei più grandi pianisti degli ultimi decenni, un genio capace di spaziare attraverso tutti i generi musicali, dal jazz alla fusion alla musica classica, re assoluto dell’improvvisazione creativa.
Dunque, nel 75 Jarret è già una star mondiale e viene invitato a suonare a Colonia in un concerto organizzato da una ragazza di soli 19 anni, Vera Brandes, che con quell’evento corona un sogno.
Jarret non ha mai avuto un carattere facile, è irritabile, ha sempre avuto problemi di salute, e arriva a Colonia con un viaggio molto stancante. Quando si reca in teatro per visionare tutto è già assai poco disponibile. Appena vede il pianoforte che gli hanno preparato va su tutte le furie; non solo non è il tipo di piano che voleva lui, in più non è neppure accordato!
Vive la situazione come una specie di affronto personale e decide di andarsene subito, lui con quel “coso” non si mette certo a suonare.
Vera lo rincorre fuori dal teatro, lo trova che già sta salendo su un taxi, lo scongiura… ma Jarret, incazzato nero, se ne vuole proprio andare.
Poi Vera, con le lacrime agli occhi, gli dice: “ti prego Keith, fallo per me”.
E Keith capisce. Capisce che per questa ragazza quel concerto è più importante della sua sensazione di frustrazione rabbiosa.
Gli organizzatori riescono a far mettere a posto il piano e Jarret, alla fine, quella sera decide di suonare.
Ne verrà fuori quello che viene considerato il più bel concerto dal vivo per piano del secolo: The Koln Concert, una pietra miliare della musica.
Ecco, Jarret quella sera è riuscito a essere sublime nella situazione meno propizia, e forse è riuscito a tirar fuori il meglio di sé proprio per quel motivo, stimolato dalla difficoltà ad “andare oltre”.
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C’è una morale da ricavare da questa storia? Certo che c’è! Dover uscire dalla strada facile a volte fa trovare energie e creatività che non pensavamo di possedere. E questo vale in tutti i campi della vita, per gli artisti e per noi mortali.
Ah, dovrò andare a ricomprarmi il mio vecchio cd di The Koln Concert, ha almeno 30 anni e ormai è decisamente consumato.
per chi volesse ascoltarlo online: la versione originale suonata da KJ non è ad accesso libero, suggeriamo questa