(a cura di Vittorio Pentimalli)
Due settimane fa abbiamo parlato di come l’intera comunità del business stia reagendo alla crisi e di come anche PMC ha reagito.
Ma se due settimane fa abbiamo parlato di come questa situazione, dirompente ma esogena, ha cambiato improvvisamente le relazioni e i rapporti tra aziende e tra fornitori e clienti; adesso vogliamo approfondire maggiormente i temi legati alle difficoltà pratiche e concrete che un’azienda come PMC si è trovata a fronteggiare. Ne parliamo sempre con Gianluca Fuser, Direttore Commerciale e Marketing.
Gianluca, prima di tutto dimmi quando avete maturato l’idea di trasferire la lavorazione delle commesse in Smart Working?
Quasi subito Vittorio, ben prima che uscisse la normativa. Per altro, alcuni dei servizi che gestiamo sono considerati servizi essenziali, quindi potremmo anche continuare la lavorazione dalle nostre sedi, ma come ti dicevo, abbiamo fatto la scelta dello smart working immediatamente dopo quel week end di tre settimane fa che ha segnato la fine dell’illusione che questa crisi potesse passare senza intaccare le nostre abitudini.
Quindi prima delle delibere, cosa vi ha spinto a questa decisione?
Diverse considerazioni che sono nate costruendo delle ipotesi di scenario su quanto poteva accadere. Naturalmente la molla primaria per questa decisione è stata la salute del nostro personale! Ma poi abbiamo riflettuto anche su possibili minacce allo svolgimento dei lavori se non ci fossimo attivati per tempo.
Quali minacce?
Il rischio che diventassero proibiti gli spostamenti (rischio che poi si è avverato, anche se chi fa lavori essenziali può spostarsi) e il rischio che ci facessero chiudere l’attività in sede.
Farci trovare impreparati ad una situazione simile sarebbe stato un disastro! Ecco perché abbiamo immediatamente deciso per attivare noi il lavoro da remoto, anche a costo di uno grosso sforzo organizzativo ed economico.
Poi, devo dire, una spinta sin da subito ce l’hanno data anche i clienti. Molti di loro ci hanno invitato subito a cambiare l’organizzazione in smart working e, anzi, in un paio di casi ci hanno spontaneamente proposto dei miglioramenti di condizioni economiche legati alla nostra nuova organizzazione. Una bella sorpresa!
Capisco bene, quindi avete messa in moto la macchina per creare in pochi giorni l’azienda diffusa…
Sì, ed è stato complesso e faticoso, naturalmente.
Abbiamo dovuto dotare tutto il personale dei pc e della strumentazione, verificare le connessioni, organizzare i contatti fra le persone… uno sforzo notevole, ma devo dire che anche grazie al forte clima di collaborazione fra tutti, la “migrazione” si è conclusa felicemente in pochi giorni.
Devo senz’altro dire un grande grazie ai colleghi, si sono prodigati tutti col massimo impegno!
E il personale? Hanno accettato di buon grado questo cambio?
Sì sì, salvo pochissime eccezioni hanno accettato tutti di buon grado, è filato tutto liscio sul piano della collaborazione.
Un po’ quello che dicevamo nella precedente chiacchierata, la crisi ha messo in moto risorse di energia, di creatività e di positività che forse non sapevamo di avere.
Esattamente, si può dire che la crisi abbia alzato il coinvolgimento delle persone, a tutti i livelli, e migliorato la collaborazione reciproca.
Un’altra cosa Gianluca, pur con una base di esperienza che è solo di pochi giorni, quali sono i primi riscontri sulla produttività e sulla qualità del lavoro?
Buoni, molto buoni! La produttività in qualche caso è perfino migliorata, mentre dai controlli che continuiamo a fare sulle telefonate gestite, possiamo vedere che anche la qualità resta quella di prima, che senza false modestie possiamo definire molto buona.
Che in qualche caso la produttività sia addirittura migliorata mi stupisce non poco! A cosa lo attribuisci? E pensi che sia un trend che durerà nel tempo?
Lo attribuisco a una questione psicologica, cambio ambiente di lavoro, temo che un ambiente così “anomalo” possa influire negativamente e quindi raddoppio l’impegno. Non ho prove che sia come ti ho detto, ma io me lo spiego così.
Non posso dire se durerà e quanto. L’importante però è che non ci siano stati contraccolpi nel passaggio dal lavoro in sede al lavoro a casa. Certamente è possibile che passato il primo momento di attenzione particolarmente forte ci possa essere un calo di tensione in chi lavora da casa. Ma qui sta al management controllare che tutto funzioni correttamente e che la qualità resti quella di sempre.
Quindi per un call center com’è PMC alla fine lo smart working si potrebbe prospettare come una soluzione definitiva anche a crisi terminata?
No no, non credo proprio. Come ti dicevo ci stiamo impegnando tutti al massimo per far funzionare il lavoro al meglio, dal management fino agli operatori. Ma a crisi terminata – speriamo presto – dovremo ripristinare il lavoro in sede, perché sono convinto che nessun mezzo tecnologico possa supplire completamente alla relazione umana diretta!
Grazie Gianluca di questa preziosa testimonianza. E’ importante sapere che un’azienda che si occupa di mettere in contatto le persone, si sta impegnando a farlo al suo meglio proprio adesso che serve più che mai.