Ancora sull’intelligenza artificiale?

Sì, perché non è solo un argomento “caldo”, è molto di più, è un evento epocale che cambierà ulteriormente i modelli socioeconomici; come è successo con l’introduzione dei pc, internet, i social… L’ennesima crescita esponenziale del progresso tecnologico informatico che negli ultimi decenni ha rivoluzionato il nostro modo di lavorare, di muoverci, di interagire fra noi e, in definitiva, il modo di vivere.

A ottobre scorso abbiamo parlato di Lamda, l’intelligenza artificiale di Google e il mese scorso di GPT, l’intelligenza artificiale di OpenAI, organizzazione supportata economicamente da molti giganti del digital.

Oggi proviamo a parlare delle tendenze del mercato, soprattutto in Italia, attingendo ai dati di una presentazione di Alessandro Piva, direttore dell’Osservatorio di Artificial Intelligence del Politecnico di Milano.

Una considerazione prima di presentare alcuni dati: non è possibile non restare colpiti dallo straordinario impatto che ChatGPT ha avuto immediatamente anche sul mondo dei privati.

Da poche settimane è possibile collegarsi con questa AI e ogni giorno milioni di persone in tutto il mondo, centinaia di migliaia in Italia, si collegano per interrogare la chat (naturalmente lo abbiamo fatto anche noi e personalmente mi viene da dire… pazzesco!).

Per adesso, molto per curiosità, ma è facilissimo immaginare che fra breve sarà “per farsi fare delle cose”.

Le più svariate, è chiaro che GPT è immensamente potente, sa fare moltissimo già oggi e le sue capacità aumenteranno giorno per giorno in tutti i campi del sapere umano, con conseguenze sul mondo del lavoro ancora tutte da verificare (ma si sta provando a immaginarle, per fortuna).

Parallelamente aumenta l’interesse per l’AI da parte delle aziende e delle istituzioni; le istituzioni a livello europeo stanno già lavorando da qualche anno per una valutazione dei rischi sociali connessi allo sviluppo di questa tecnologia.

 

IL PROGRAMMA STRATEGICO ITALIANO

Entrando nel dettaglio, per quel che riguarda il mondo delle imprese, il “Programma Strategico Intelligenza Artificiale” italiano, lanciato nel novembre 2021, prevede per il triennio 22 – 24 i seguenti obiettivi:

  • Rafforzare la ricerca di frontiera
  • Ridurre la frammentazione della ricerca
  • Sviluppare un’AI antropocentrica e affidabile
  • Aumentare l’innovazione basata sull’AI
  • Sviluppare servizi nel settore pubblico basate sull’AI
  • Trattenere e attrarre ricercatori AI nel nostro Paese

 

In definitiva, “implementare una strategia italiana all’AI”. E questa ci sembra un’ottima cosa, forse per una volta il nostro Paese non dovrà rincorrere…

 

INVESTIMENTI

Nel mondo, nel 2021, sono stati fatti investimenti in ricerca AI per 93 miliardi di dollari! Con gli USA come primo paese investitore, la Cina secondo e il Regno Unito terzo.

Anche in Italia la crescita degli investimenti è stata molto rilevante e siamo passati da un impegno di circa 200 milioni di euro nel 2018 ad un previsionale di 500 per il 22.

L’investimento in soluzioni di AI è soprattutto nell’Intelligent Data Processing, quindi tutto ciò che concerne la pianificazione aziendale e il budgeting.

Segue lo sviluppo delle funzionalità nella sfera del linguaggio e dell’analisi documentale e successivamente il “Recommendation System” (software di creazione raccomandazioni personalizzate) e poi altre nicchie con investimenti di minor valore quantitativo.

Per quel che concerne i settori merceologici, sono l’Energy e il manifatturiero quelli che fanno crescere maggiormente gli investimenti AI, mentre il settore bancario / finanziario cresce meno (e sarebbe da capire perché).

 

CHI INVESTE E PERCHÈ

Circa il 60% delle grandi imprese italiane ha iniziato progetti AI; questa percentuale scende al 15% tra le PMI e non ci sembra un dato sorprendente dal momento che servono investimenti molto elevati.

Anche gli stimoli prevalenti sembrano essere nettamente diversificati: per le PMI  la tendenza è guidata principalmente da esigenze di efficienza e, nel segmento B2B, dalla richiesta dei Clienti; nelle grandi imprese, invece, lo stimolo maggiore viene dal management, soprattutto intermedio, e segue due tracce: di nuovo la ricerca di efficienza e la “curiosità”, ossia il desiderio di sperimentare nuove tecnologie e vedere cosa si può farne.

Ricapitolando questi brevi dati:

  • Il mercato AI cresce a tassi record, in continuo aumento
  • Sempre più aziende adottano soluzioni AI (ma le piccole restano indietro)
  • Aumentano le aziende consapevoli della nuova sfida
  • Più del 50% dei progetti AI iniziati dalle grandi imprese riescono a scalare

 

QUALE FUTURO, QUALI SFIDE?

In definitiva possiamo dire che per le imprese si apre un nuovo fronte.

Ci sono enormi opportunità di crescita ma sono necessari investimenti molto elevati e un gran numero di professionalità estremamente qualificate.

Dunque, siamo di fronte a quella che si può definire una sfida sistemica, che coinvolge anche le nostre università e tutta la filiera delle competenze.

L’intelligenza artificiale è un po’ come una palla di neve che rotola da una discesa ripida. Va sempre più veloce e diventa sempre più grande, non si può far finta che non ci sia, bisogna prendere di petto la questione e per adesso dalla politica locale non arrivano segnali forti…

Possiamo provare a farla diventare un’opportunità di crescita o possiamo farci travolgere guardando da un’altra parte.

Come sempre sta a noi.